Vino Naturale. Prodotto fragile o resistente?

Vino naturale è una definizione che al momento è abbastanza ambigua, non esiste una certificazione o una legislazione che definisce questo concetto in maniera chiara e univoca, piuttosto esistono tanti movimento in Europa e nel resto del mondo che condividono pratiche di vinificazione in cantina e di conduzione della vigna che in qualche modo giustificano l’utilizzo di questo aggettivo.

Ma cosa è un vino naturale?

Bhe non sarò certo io a definirlo una volta per tutte, però sicuramente ci sono alcuni punti fermi cui è necessario osservare:

  1. nessun uso di pesticidi, erbicidi o insetticidi chimici in vigna
  2. fermentazioni spontanee, nessun lievito selezionato
  3. nessuna aggiunta di zuccheri o mosti concentrati
  4. nessun intervento di acidificazione
  5. nessuna micro ossigenazione o osmosi inversa
  6. nessuna chiarificazione o micro filtrazione
  7. uve condotte in biologico con metodi tradizionali minimizzando la meccanizzazione.
  8. minimo o inesistenza l’utilizzo di SO2

 

Ora veniamo al titolo di questo post che è essenzialmente un interrogativo. Questi vini sono prodotti fragili o resistenti?

Circa un paio di giorni fa ho partecipato al 5° Salone dei vini naturali in Madrid, dove ho potuto assaggiare diverse bottiglie e confrontarmi con i produttori che sono intervenuti all’evento.IMG_20190505_174527

In maniera assolutamente spontanea è nato un dibattito quando un produttore di Gredos (località montagnosa a pochi km da Madrid) ha specificato che non si ritiene in alcun modo responsabile se il suo vino, conservato a temperature superiori ai 23° C, o eccessivamente movimentato durante un trasporto, potesse conservare intatte le sue proprietà organolettiche. In poche parole il produttore in questione ci ha detto che il suo vino non può essere spedito o affidato ad un corriere, e che in estate non dovrebbe proprio uscire dalla cantina, visto che in centro Spagna si può arrivare rapidamente a 40° C nelle giornate più calde.

Qualche giorno prima, visitando la cantina Uva de Vida nelle vicinanze di Madrid, anch’essa presente al Salone, invece mi è stata riportata una versione assolutamente antitetica a quella del produttore di Gredos, ovvero che questi vini, coltivati con pratiche naturali e biodinamiche, sono molto più resistenti dei vini convenzionali, e possono resistere a temperature e sollecitazioni in maniera eccellente. Per confermare le sue parole il viticoltore ha stappato una bottiglia del suo Latitud 40, un vino biodinamico 100% uva Graciano, dell’annata 2012, che è parso perfettamente conservato senza l’aggiunta solfiti. Il vino era in splendida forma ed estremamente gradevole, ed è qui che il produttore ha raddoppiato la posta invitandomi a portar a casa l’altra metà della bottiglia per mantenerla aperta e poi riassaggiare il vino dopo 3 giorni.IMG_20190422_194608

Inutile dire che il vino, pur risentendo un pò di ossidazione, era perfettamente bevibile.

Durante il dibattito al Salone è intervenuta una signora inglese, che non ho capito bene in che veste era presente, se da compratore, venditore o semplicemente visitante, che ha iniziato descrivere i vini naturali come reliquie preziose da tenere sotto vetro, che possono essere venduti e commercializzati solo in alcune stagioni dell’anno, che non possono essere trasportati se non in contenitori speciali etc etc, esibendosi in una strampalata apologia di questi vini che alla fine ne uscivano come gracili individui cagionevoli e volubili dove sarebbe bastato un soffio di vento o un raggio di sole ad abbattere la loro fragile struttura. Alle mie rimostranze la signora ha iniziato a insinuare che noi italiani siamo soliti parlare di argomenti senza averne contezza, mentre invece gli inglesi… vabè… lasciamo perdere!

Eppure io ho assaggiato circa 80 vini nel suddetto salone, ed a parte qualche eccezione, la maggioranza mi sembravano abbastanza in buona salute, e parliamo di una fiera nazionale con produttori intervenuti da luoghi più disparati e con i mezzi più vari.

Quindi in definitiva vorrei rivolgere questa domanda ai lettori, semplici appassionati o addetti ai lavori, fermo restando che ogni vino maltrattato possa perdere la sua qualità, ma a parità di condizioni con un vino “normale”, quando parliamo di vino naturale parliamo di un prodotto fragile o resistente?

 

 

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